Questo post partecipa al blogstorming di Genitori Crescono
Non ero pronta. Oh, non che aspettando altro tempo lo sarei stata, io non sono pronta quasi mai, per niente. Forse è per questo che le grandi decisioni della mia vita (lavoro, convivenza, Infanta)... beh non le ho prese, mi hanno presa loro.
Così dal viaggio di nozze siamo tornati con un cavallino di legno dipinto preso a Stoccolma, un poster di Calvin & Hobbes preso a Copenaghen, e un’Infanta probabilmente messa in cantiere a Oslo.
Dal che si deduce che mia figlia ha molto più buon senso di quanto ne avrà mai sua madre, perché ha capito che se avesse aspettato me non mi sarei mai decisa.
Mentre ero incinta ho frequentato, per poche lezioni, non sono una persona costante, un corso per mamme & pance. Ad un certo punto si è parlato delle aspettative sui figli, di come ce li immaginavamo.
Io non immaginavo proprio niente, e mi hanno guardata storta. Ma era vero, non vedevo al di là della mia pancia se non un avvenire confuso e complicato, pieno di insidie, rigurgiti e _eeeh vedrai quando avrai un figlio! Goditela adesso!
Quando, dopo il cesareo, MaritoNP mi ha messo in braccio un qualcuno con una tutina rosa e le mani grinzose, ho avuto un senso di panico. Adesso tocca a me, cosa faccio, non sarò capace mai, cosa vuole da me questa piccola persona? Cosa ho da darle?
E’ venuto fuori che da darle avevo pochino, proprio dell’unica cosa, il latte, che ci si aspettava da me. Ho passato il primo mese e mezzo a piangere sulle tabelle di crescita e a sentirmi un’inetta, visto che tutte le mamme hanno il latte e io cretina no, e i mesi successivi, fino all’anno di vita e più, a disperarmi perché l’Infanta cresceva poco, e sicuramente la colpa era mia che l’avevo affamata nelle prime settimane, e per questo ero una pessima mamma e l’Infanta da grande avrebbe voluto fare la soubrette.
Ma in tutto ciò, ero (e sono) allo stesso tempo incantata dalla saggezza dell’Infanta, da come sapesse sorridere al momento giusto, da come riuscisse comunque a tirare fuori una mamma decente da una donna spaventata e col terrore di sbagliare.
L’Infanta è una piccola, saggia donna.
Beata lei.
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