giovedì 13 giugno 2013

Breakthru

E come anticipato, e come mi girava in testa da un po' di tempo, e  un po' a caso come vengono molte cose, ho il piacere di annunciarvi che da oggi trasloco qui


Spero di non perdere nessuna per strada, in fin dei conti vado solo a... un clic di distanza! Quindi non mi sembra il caso di dare la stura a saluti, addii e nostalgie canaglie e assortite.
Una cosa, mi piacerebbe; soprattutto chi non commenta mai, ma non solo venite a farmi ciao di là, anche senza scrivere niente di particolare? si sa, le case nuove sanno sempre un po' troppo... di nuovo, è meglio riempirle subito di amici!





mercoledì 12 giugno 2013

Lo zen chez moi.

Disse un giorno il maestro Visamarachanda al suo discepolo Visagurubandana (chi li becca questi nomi?):

"E' proprio dei giovani come te ricercare la serenità e l'equilibrio spirituale nella contemplazione di mari calmi, fronde ventose, spa con idromassaggio e cromoterapia.

Ma serenità, quella che ti fa sentire il cuore leggero e svuotato e lucente come una pentola d'alluminio pulita, che ti fa sentire in glorioso bilico come se stessi surfando su tutte  le forze dell'universo,

è quando al parchetto vedi la gente minacciarsi di sanguinarie ritorsioni per le generazioni a venire, per i dettagli di una festa a cui tu, 

preventivamente, 

hai detto 

_scusate, c'ho n'impegno."

martedì 11 giugno 2013

Senza Motivo

Il blog è un passatempo, una cosa tanto per fare, niente di serio mamma; il blog è la mia stanza ora che non ne ho una mia, il mio wonderwall, la mia smemoranda; no marito, non sto per fuggire con un batterista australiano, per quanto, chissà se te ne accorgeresti, no papà, non lo dico a nessuno dove abito, tranquillo, lo so che poi vengono a rubare me e le bambine, e sì, lo so, non è un lavoro e tante volte farei meglio a mandare via CV, ma tanto l'effetto più o meno è lo stesso, per cui sì, amoremio, cinque minuti e mamma arriva, saluta un'amica e arriva.

Ma è proprio così?

Alla prima maternità Seavessi il blog non ce l'aveva. Aveva solo un'Infanta che piangeva per motivi ignoti, un MaritoNP, e tante ore lunghe da far passare.
Non passavano. 
Non.
Passavano.


Alla seconda maternità, Seavessi aveva una Revoluciòn pasionaria, un lavoro perso, un'Infanta cozza, un Marito ancora meno pervenuto di prima, eppure.
La deprescio che stava lì in blico a carognare se n'è andata, spaventata da pensieri vivi.

Spaventata dal blog e dai blog, da scrivere e da leggere, dal mondo virtuale che nel frattempo era cresciuto intorno a Seavessi nonostante la sua distrazione, la sua attenzione a fasi alterne.

Stavolta Seavessi aveva una rete. una Rete.

Grazie al blog e a quello che mi ha portato, ho conosciuto persone speciali, ho guardato il mondo da punti di vista che non sapevo neanche esistessero, ho fatto cose che non erano nel mio orizzonte degli eventi  - e sì, lo organizziamo il CaccaPride - partecipato a eventi, e tutto questo a volte a carezze e a volte a calci ha tenuto in piedi Seavessi, e anche me.

Questo per dire.

solo.

Grazie.

A chi ha commentato e a chi ha solo letto, alle amiche di fb e a quelle di twitter,anche al troll che ogni tanto mi scrive, grazie perché tutto questo è una parte importante della mia vita.

Perché lo scrivo oggi? Senza motivo.

Senza motivo, del resto, ho cominciato questa cosa.

Che da fuori sembra futile.

Ma esserci dentro....








PS  Il counter qua di fianco pian pianino è quasi arrivato a 200.000. Quando ci arriva, fra qualche giorno, il blog trasloca. 

lunedì 10 giugno 2013

L'Atteso Post su Missione Merenda, Ovvero

...ovvero storia di Seavessi che andò a incontrare un'azienda e tornò che aveva incontrato delle persone.

Che cos'è successo a Seavessi? Perché è partita dalle risaie natìe, smollando al marito due figlie di meno di sei anni e mezzo totali, per andare a commuoversi davanti ai Flauti Neonati di Melfi?

Ha trovato un Biglietto d'Oro nelle Nastrine e ha fatto la fine della bimba che diventava tonda e blu come un mirtillo?

Conoscendo Seavessi potrebbe pure essere andata così, invece contro ogni probabilità è una cosa seria;

L'associazione Aidepi , in collaborazione con The Talking Village e INC, ha deciso di aprire un canale di comunicazione coi clienti, in particolare le mamme, tramite il sito merendineitaliane.it ; questo progetto ha avuto e avrà diverse fasi, a partire da una survey per chiarire quale sia la percezione del prodotto e del momento-merenda, fino al coinvolgimento di mamme blogger, alle visite agli stabilimenti e al prossimo rinnovamento del sito per renderlo più vicino alle mamme, con nuovi strumenti e nuovi progetti.

E fu così che Seavessi si trovò, in lieta compagnia di altre blogger, mamme in rete, donne che ne sanno, insomma Quelle Brave, a visitare lo stabilimento Barilla di Melfi.

Sì, il Mulino Bianco.

No, non c'era Banderas.

No, neanche la gallina, e allora, state serie se no non racconto più.

Diciamo la verità, Seavessi partiva abbastanza prevenuta. Insomma dai, le merendine. Proprio quelle che rifiliamo ai giovani virgulti in macchina mentre li tiriamo via dall'asilo per depositarli a danza, sentendoci in colpa perché non si tratta del pane fatto in casa con sopra la marmellata di ciliegie dell'albero di nonna e il burro che no, non volevamo farlo noi ma ci è scappata la mano col bimby mentre montavamo la panna e ora tocca farne qualcosa di sto burro.

Non solo.
Siamo onesti, generazione che è stata bambina negli anni '80, coviamo tutti un mica tanto sottile grumo di rancore, per il Mulino Bianco.  In fondo.

  • si son messi a fare i tegolini rettangolari che non sanno più neanche di tegolino, e NO, non è affatto vero che nel fatto che ce li ricordiamo più buoni c'è dentro la nostra infanzia, che perfino il Fluimucil era più buono di quello che fanno adesso, no affatto, ERANO PIU' BUONI PUNTO. Oh.
  • non fanno più le sorpresine nello scatolino di cartone scorrevole, e non bastasse non fanno più le Gommine a Forma di Biscotto, santo Cielo ma ve le ricordate che meraviglia? Che profumo che avevano?
  • Banderas. E. La. Gallina. 


Invece la visita è stata bella.

Dieci cose che Seavessi vorrebbe che sapeste della Fabbrica di Merendine


1- La Fabbrica di Merendine sa di buono. Sa di quando fate la torta a casa, e Seavessi, afflitta da un naso da trifulau langarolo, ha annusato con gioia per tutto il tempo, senza sentire altro che cacao, tortasfornata e pulito.

2- Nella Fabbrica di Merendine ci hanno accolte con cortesia e nessuna condiscendenza. Hanno ascoltato domande proprie e improprie, e hanno risposto a tutte, parlato di valore delle persone, di come si scelgono le uova e di quanto sia triste il fatto che esistono più i Soldini.

3- Ci hanno regalato i pezzetti di pasta madre. Ora, voi avete presente quanto possa andare in trip una mamma blogaiola davanti alla notizia che le merendine son fatte lievitare con la pasta madre. "ah, non con gli Agenti Chimici Lievitanti Sterco del Demonio?" "no, veramente l'agente chimico lievitante è la definizione legale delle Bustine Verdoline con cui tortificate allegramente a casa vostra". 


Ah. Per dire. E siccome ci sembrava fin troppo bello, durante la visita ci hanno fatto vedere le vasche di pasta madre medesima, prima abbiamo fatto OOOOOh, poi abbiamo chiesto timidamente se potessimo fotografare, 

e alla fine ce la siamo arrubbata a manate, mentre i nostri accompagnatori gentili ci fornivano di scottex per conservare la pasta a suo agio fino a casa.




4- Mentre si parlava delle materie prime, è uscito il discorso delle uova da allevamento a terra. Sapevatelo, che il Mulino Bianco ha vinto il premio Good Egg nel 2011 e 2012, vale a dire che non solo usano uova praticamente a km 0 (visto che devono usarle entro 24 ore dalla deposizione), ma sono anche attenti che siano uova felici e non nate in gabbia. 

5- Sono stati coraggiosi. No davvero, perché immaginate cos'è portarsi in giro per lo stabilimento in piena produzione uno stormo di blogger abituato a twittare anche le foto di quando non sanno che scarpe mettersi.

6- Ci hanno fatto assaggiare i flauti appena nati, tirati via appena usciti dal forno. Ora, a me i flauti non piacciono, ma questi erano una roba da urlo.

7- Seavessi ha visto cose che voi umani. Ha visto le stelline e gli zuccherini dei pandistelle piovere su una distesa morbida di pandispagna al cacao, e ha scoperto che le fanno con la stessa macchina che fa le stelline, sì quelle in brodo, sì, vero che ora che lo sapete, gli assomigliano?



8- Seavessi si è ustionata tre dita cercando di staccare un pezzo di Pan Bauletto quello coi semi di lino, ma valeva la pena.

9- Seavessi ha visto la faccia sua, e delle compagne di gita, distendersi piano piano, dal Non Ti Credo Nemmeno Se Lo Vedo, al Sì Mah Boh, al sorriso aperto Ma Allora Siete Buoni. 

10- Seavessi ha visto le persone che lavorano lì essere orgogliose del loro lavoro, ha visto i suoi accompagnatori entusiasmarsi mentre si raccontavano, e avrebbe voluto avere più tempo per ascoltarli. Seavessi ha ascoltato il signor Massimiliano raccontare come è stato selezionato il fornitore del latte, in base a due milioni di criteri fra cui come si lavano le cisterne, se ci sono i vetri nella stalla delle mucche, e a monte ancora, cosa c'è nel mangime, e chi lo produce e come. Tutta una sequenza alla per fare il tavolo ci vuole il legno per spiegare che la qualità deve arrivare da lontano per essere reale.

Quindi d'ora in poi merendine come se piovesse? No, ma merendine col cuore in pace, senza patemi. 
E scusate se è poco.

Conclusioni?
Seavessi è partita battagliera per andare a vedere una bieca megaazienda, ed è uscita che aveva incontrato persone, persone con cui è stato bello parlare e spiegarsi e ascoltarsi.

Seavessi vorrebbe concludere con un invito: signor Massimiliano, a me è dispiaciuto da morire che ci sia stato poco tempo, per parlare della filiera del latte e solo per accennare quella del cacao. Io vorrei conoscere anche la filiera del cacao, con tutti i problemi e le soluzioni che si porta dietro. Se può e se vuole, sarò più che felice di darle spazio qui.


PS, se anche voi volevate parlare e spiegarvi e ascoltarvi col Mulino Bianco (ma non con la gallina pluripremiata), potevate farlo nel Mulino Che Vorrei. Sì, rispondono :)

domenica 9 giugno 2013

Any given Sunday

Certe domeniche,

ti urlano perché LORO vogliono alzarsi e peccato che manchi un quarto alle sei

ti urlano perché avendo fatto colazione alle sei ovviamente alle nove hanno fame

ti urlano perché papà va al lavoro e LORO vogliono stare con papà

ti urlano perché gli lavi i capelli

e

perché glieli asciughi

e

perché le vesti

e

perché mette pioggia e quindi niente giretto in piscina

e

perché

è un'altra maledetta domenica.

(e lo sanno pure LORO)

E tu pensi che  non siamo neanche vicini a metà giornata e la partita è ancora lunga, ma quanto ti piacerebbe urlare pure tu.

Per fortuna poi passa.

lunedì 3 giugno 2013

Wannabies

Seavessi ha da giorni un abbozzo, schizzo, pezzo, spruzzo di racconto che le gira in testa. Un earworm che neanche In my place dei Coldplay

(anzi visto che Seavessi è grama insaid beccatevela qui e canticchiatela per i prossimi due mesi)


Dicevamo, Seavessi ha in mente questo inizio, sfizio, precipizio di racconto. Che le piace.
Ma.

Non lo scrive.

Perché ha paura che poi non le piaccia più.

Come il vestito che sta benissimo in vetrina ma lo guardi e giassai che addosso a te avrà l'aria improbabile.

Quindi.

Seavessi non scrive perché ha paura che arrivi una commessa dall'aria scocciata col cicles in bocca e le dica mah, boh, forse una taglia in più, commessa naturalmente mentale e autoprodotta da Seavessi grattugiando insicurezza come si grattugia la saponetta per fare il sapone autoprodotto, che a me personalmente fa tanto acqua liofilizzata, aggiungere acqua per ottenere acqua, ma Seavessi diffida dei saponi autoprodotti, preferisce autoprodurre le fragole e l'erba cipollina, che maledetta, NON CRESCE, adesso mo te lo do io il concime chimico, dovessi inquinare anche le falde acquifere neozelandesi TU CRESCERAI, MALEDETTA ERBA CIPOLLINA!

(avevamo già parlato della leggera tendenza di Seavessi a divagare? No? perché secondo me un filo si nota, sì guarda proprio qui, vedi che fa la piega?)

Dicevamo, 

Seavessi non scrive per paura della commessa.

Su Wikipedia alla voce wannabe, c'è la foto di Seavessi. 

Voi cosa wannabe vorreste?









DLIN DLON annuncio di servizio. Qui a destra trovate il link non più al profilo fb di Seavessi, ma alla pagina fb del blog; ringraziate la Lucy, che mi ha fatto notare che magari non a tutti i lettori fa piacere che io mi faccia i fatti loro, ma magari seguirebbero volentieri la pagina. Essa pagina è in fieri, come pure il blog, avrete notato una certa inquietudine cromatica. Non mi piace più molto l'estetica, aspettatevi un po' di prove e riprove. Se avete suggerimenti potete... POSTARLI SULLA PAGINA FB! Che così iniziamo a usarla e vediamo cosa farci!
Grazie per la pazienza,
Seavessi.

sabato 1 giugno 2013

La zuppa di drago

o del perché Seavessi non ha speranze come foodblogger, nonostante lo sperticato amore per le caccavelle culinarie.

Nonostante la palese inabilità, Seavessi vuole comunque partecipare al link party della Micaela





E quindi vi propina senza pietà la 

Zuppa di Drago

Allora, la zuppa di drago è ciò che vi potrà salvare tante cene, a un bassissimo costo di tempo e materiali (il costo di pensiero invece è altissimo, soprattutto le prime volte, poi ci fate la mano e in men che non si dica vi trovate un drago nell'armadio). 

La zuppa di drago è ispirata, ma trattandosi di una ricetta di circa due passaggi e mezzo forse dire ispirata è un po' eufemismo, a una ricetta della Nigella. E no, la mia versione non prevede sale maldon, soft unsalted butter e neanche muscovado sugar, quindi non dovete girare disperate alla ricerca di albionici ingredienti.

Allora, per la zuppa di drago vi servono:

piselli freschi o surgelati (non quelli in lattina o bric perché viene un colore che sembra che il drago sia morto da parecchio e di malattia)
un paio di cipollotti (o mezza cipolla, o uno scalogno, quel che avete in casa)
mezzo vasetto di pesto pronto
olio evo
sale
acqua

Mettete in pentola l'acqua, i piselli e i cipollotti o quel che l'è, no non saprei quanti, un po', come se doveste fare un minestrone molto asciutto. Salate di conseguenza.
Bollite bollite bollite finché i piselli son morbidi, a quel punto daje de minipimer, ma TANTO, non si deve più capire la pisellica natura dei piselli. Aggiungete il pesto e un filo d'olio, e otterrete una crema di piselli che grazie al pesto e al cipollotto non sa esattamente di piselli.
Evualà il drago è servito.

Servite con o senza crostini, accompagnando con dettagliato resoconto di come e qualmente la mamma abbia faticosamente catturato il drago in giardino, inserite dettagli di lotta violenta, spiegate come il viscidone abbia venduto cara la pelle, e magnificate i magici poteri della zuppa. 
Se non avete il giardino potete inventarvi bellissimi draghi volanti da balcone che volevano mangiarsi i calzini stesi, o draghi pensili da finestra affamati di gerani, l'importante è l'interpretazione, che Stanislavski deve venire a lavarvi i pavimenti. Seavessi la fa da due anni e ormai è assolutamente convinta, tanto da servirla sentendosi veramente sfinita per la lotta all'ultimo sangue.

Varianti sperimentate e approvate dalle figlie:


  • con basilico e pinoli invece del pesto, la differenza è che si vedono dei pezzettini bianchi definibili artigli di drago.
  • con dadini di pancetta prerosolati, che se poco poco avete  letto  Harry Potter li vendete per Cuore di Drago, lo stesso che va dentro le bacchette, e qui ne avete da raccontare per tre cene.
  • con carote invece dei piselli e curry invece del pesto, zuppa di Drago di Fuoco


Ma chissà quanti draghi possono venire in mente a voi!



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