domenica 24 febbraio 2013

10 cose che farò (quando finirà l'inverno)

Più che un post questa è una dichiarazione di autosopravvivenza, o di esistenza in vita come si dice nei certificati; una dichiarazione a me stessa per ricordarmi che dentro questa tizia gonfia impigiamata e piena di medicine sue e altrui, che ogni tanto si bacia i gomiti perchè non lavora e ogni tanto se li bacerebbe per lavorare, ci sono ancora io.

Parafrasando le immortali parole di Bill Pullman in Indepence Day, io non me ne andrò in silenzio in una nuvoletta di aerosol.

1- vernicerò la miniscrivania appena piazzata in cucina di azzurro. Un azzurro così pugno in un occhio che si imbarazzerà da solo.

2- andrò al Salone del Libro, magari con l'Infanta, magari davvero ci sarà Gordon e io la porto a stringergli la mano.

3- dirò alla mammarussa di danza che mi guarda con sufficienza perchè non capisco quale diamine sia il davanti del gonnellino (qual è il davanti di un gonnellino senza etichetta di sorta e indiscutibilmente semisferico?) uè ciccia, però tu parcheggi di mer in modo discutibile di traverso in mezzo all'incrocio e un giorno qualcuno che ti ricama la portiera lo trovi.

4- porterò le bimbe al mare. Prima cosa appena farà qualche giorno di sole. Le obbligherò a respirare aria salubre a costo di gonfiarle come palloncini.

5- smetterò (forse) di prendere tutte ste medicine pesanti e (forse) smetterò di essere gonfia e chimicamente rimbambita.

6- andrò alla Fiera di San Giuseppe e comprerò tutte le piantine aromatiche che vedo, soprattutto quelle tipo il dragoncello e il cerfoglio che non ho idea di come usare.

7- toglierò le calze.

8- tirerò fuori le bici e lancerò Revoluciòn allo sbaraglio sul prato a inseguire il gatto e vediamo se non si sbriga a camminare.

9- andrò al mare. Già detto? Fa niente. ANDRO'-AL-MARE.

10- sorriderò un casino, chè adesso mi fa un po' fatica. Sorriderò.


Soprattutto, sorriderò.

Provo a cominciare da adesso.

mercoledì 13 febbraio 2013

Le parole rimesse

Seavessi ama moltissimo un libro di Irving, che si intitola Hotel New Hampshire. Se non l'avete letto leggevatelo perché E' il tipo di libro che cambia la vita, e gli occhi.

In questo libro c'è un personaggio, si chiama Lilly, che ora morire se trovo il libro per mettere la citazione corretta, ma in sostanza è affascinata dal finale di Grandi Speranze, e dice una cosa tipo che se non sei in grado di scrivere una cosa così bella allora non dovresti scrivere proprio.

Questo è un po' il nodo (o la scusa) del non scrivere di Seavessi, che ogni tanto scrive dieci righe, pensa a qualcuno dei suoi autori amati, fa BLEURGH e cancella.

Così oggi il post non è mio (e sì, sto saltellando dalla prima persona alla terza, dopo 30 gocce di oki cara grazia che non saltello in mezzo alla neve con le pinne cantando in tutti il luoghi in tutti i laghi), o meglio è talmente bello che vorrei, vorrei tanto che fosse mio e ho chiesto a Francesca che l'ha scritto di poterlo pubblicare nel blog. 

Perchè come diceva quello là la poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve, e per estensione credo che un post possa essere sia di chi lo scrive sia di chi vorrebbe averlo scritto.


'Si ha difficoltà a trovare le parole adatte per descrivere lo sconforto che nasce dagli eventi quotidiani e che riguardano la nostra società. E' talmente forte il senso di inquietudine che si prova che le parole convenzionali che si vorrebbe usare sembrano svuotate di significato. Scontate perchè troppo "quotidiane". Non fanno più scalpore. Mi viene allora viene da fare il pensiero inverso: cerco di evocare le parole positive che mi sembrano defunte. Parole che ci sono rimaste sullo stomaco, perchè sembrano aver perso di significato. Sono diventate fibrose, senza linfa vitale. Recuperiamole, in un atto liberatorio. "Rimettiamo" le parole positive, anche se ci sembrano banali. Perchè è questo il processo perverso che si è creato: siamo talmente abituati alla negatività che le parole positive ci sembrano ormai senza senso, senza valore, defunte. 
La mia parola "rimessa" è UGUAGLIANZA. Siamo uguali, uguali nei diritti, pur nelle più profonde differenze personali, culturali, sessuali, ideologiche. Ma ancora oggi per molti uomini questa parola è senza significato.

Qual è la vostra parola “rimessa”?'


Io ci ho pensato parecchio, prima di capire qual'era la MIA risposta, e mi sono venute in mente molte parole. Ma quella che preferisco è CURA.

fare le cose con cura, prendersi cura di, avere cura, sarà mia cura (mi prenderò la responsabilità di).


lunedì 11 febbraio 2013

Blogger's got talent (?)

Stamattina volevo scrivere tutt'altro, e in realtà questa è una bella giornata per me. Poi ho visto questo post di Micaela e ho avuto due reazioni.

1-Uuuuuuuuhhhhh sì sì io pure faccio!!!

2-Ehm. Sì. Beh.  E che talento ho, io?


Momento di sconforto. Non so fare un accidente, brucio pure i sofficini, so cucire solo grembiulini e presine, con la colla vinilica e otto rotoli di carta igienica so fare solo otto rotoli di carta igienica incollati con la colla vinilica.

E perché non so fare un accidente?

Boh. Sono volatile e dispersiva e comincio 50 cose senza finirle. Il vantaggio è che mi posso illudere, ah se avessi più costanza che robe meravigliose farei.
Per esempio, adesso, dovrei essere a pulire i fornelli invece che qui a pensare quali siano i miei talenti nascosti. Che se son nascosti da quasi 36 anni ci sarà il suo bel motivo no?

Ma questa cosa dei Blogger's got talent mi piace molto.



Voi in cosa siete bravissime? Vale anche se non è un talento, vale anche sono bravissima a contare balle alla pediatra quando mi dice di introdurre l'uovo, e il pupo è un mese che si sbafa cotolette impanate.


mercoledì 6 febbraio 2013

Tutto ok(i)

Seavessi si scusa per la latitanza, data dal fatto che causa frequentazione intensa del dentista è piena di antibiotico e oki fin sopra le orecchie, e ha la lucidità di uno che crede che gli restituiranno l'Imu.

In questi giorni Seavessi si sta anche prendendo a testate con l'idea di rimandare la ricerca di un lavoro almeno finchè le acque familiari non saranno più tranquille, forse dopo l'estate o forse nel 2020 - anno in cui probabilmente non ci saranno più telefonate-thriller dal nido.

Non è una novità che Seavessi sia confusa, ma complice lo stordimento chimico, in questi giorni è proprio in uno stato di non so cosa voglio ma lo voglio adesso. Il resto della famiglia sopporta pazientemente, confidando che il dentista finisca in fretta.

Seavessi vorrebbe il supporto della famiglia ma gli esseri umani la infastidiscono.

Vorrebbe un lavoro ma la prospettiva la terrorizza.

Vorrebbe stare a casa un po' senza pensieri ma non è capace.

Vorrebbe l'appoggio di MaritoNP ma non sa bene appoggio a cosa.

Vorrebbe sentire le parole giuste ma le sembra che siano tutte sbagliate.

Vorrebbe il sole, e la pioggia, e lo scudetto del '27, e non avere così male alla bocca, e uscire e stare in casa a guardare le Gilmore.

Ma in fondo, è tutto ok(i).


sabato 2 febbraio 2013

Un po' troppo



E' che a volte è un po' troppo.

Un po' troppo tempo che il marito non passa mezza giornata a casa, un po' troppe volte che ci si sgrida da sole e ringrazia che lui lavora, sciagurata lamentatrice di brodo grasso.

Un po' troppi we singlemode, un po' troppi programmi altrui letti su fb, un po' troppi mamma/,minuto a cui rispondere, e pensi che siano queste cose di cui lamentarsi, io non so, sei la Principessa della Lagna.

Un po' troppe pause caffè a cui aggrapparsi, un po' troppa aria che manca, un po' troppo fredda l'aria fuori, un po' troppo scatarranti le pargole per uscire comunque, e che ti credi di essere la sola, flash news d'inverno fa freddo e i bambini scatarrano, che credevi di stare a Cuba?

Un po' troppi orari incasinati, come si sveglia una dorme l'altra, un po' troppe cose da tenere a mente, un po' troppe cose che scappano via comunque, e prenditi un'agenda cretina,

Un po' troppo lontana, e incerta, la primavera, per fare programmi pure quelli singlemode, e se te sei una svampita incapace di organizzare niente cosa vuoi, che lo facciano gli altri per te?

Un po' troppa influenza, e un po' troppo male ai denti sistemati da poco, e quante frigne che fai, fosse questo stare male.

Un po' troppe puntate di Jake e i Pirati, e baciati i gomiti ti ricordi quando era Pippi.

Un orizzonte un po' troppo piccolo, e che vorresti, il mare?



(disclaimer: le depressioni di Seavessi durano quanto le ferme prese di posizione dei parlamentari, ora che qualcuno risponda potrebbe, probabilmente sarà, già tutto passato. Ma avevamo detto che sul blog si potevano scrivere anche queste cose, senza, senza pretese)

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