Poco tempo prima della nascita di Revoluciòn, un collegamico ha girato a Seavessi una mail, ritenendo di fare cosa gradita; trattavasi di una di quelle mail buffe, tipo 10 cose che una mamma NON deve fare se no rompe le balle.
Il collegamico titolava la mail "te la giro perché so che non ti manca l'autoironia".
La mail conteneva cose un po' già sentite, ma comunque abbastanza divertenti, tipo non usare "eh sai la bambina" come scusa per un ritardo in ufficio (nel caso, si suggeriva di dare piuttosto la colpa a un malore del cane), di non impestare i colleghi con i resoconti del colloquio con le maestre, non portare i bambini a fare lunghi viaggi in treno o aereo (si sa che tanto i pargoli usano le Passaporte) cose del genere insomma.
Fra le altre cose, c'era la che al resto del mondo non interessano i discorsi sulla cacca di tuo figlio.
Seavessi ci ripensava berso le quattro di stanotte mentre, appunto, lottava strenuamente contro la cacca di Revoluciòn. Chiunque abbia mai maneggiato un neonato sa benissimo che la cacca non se ne sta lì buona nel pannolone, se appena appena gliene dai la possibilità cerca di espandersi alle tue mani, ai vestiti, alle tende e se ci riesce anche al divano del vicino di casa.
Stanotte a Seavessi mancava del tutto l'autoironia.
Perché, si chiedeva Seavessi, le mamme sono obbligate all'autoironia se no sono delle piaghe?
Pare che il resto del mondo consideri gli argomenti mammeschi come fra i più noiosi sul mercato. Bon, può essere. Seavessi peraltro non ricorda che in sala caffè al lavoro si parlasse solo del futuro del nucleare in Iran o della velocità dei neutrini del Cern.
Ricorda, Seavessi, dei gran discorsi sul doloroso ciclo della collega, sull'Inter, su chi è l'amante di chi, sul Novara, sull'ultimo modello di iPad, sul Milan.
Seavessi ha assistito, inerme, a tremende disamine sulla lunghezza dello stivale di moda quest'inverno, pur considerando, Seavessi medesima, tutto l'apparato modaiolo una roba di una noia ai limiti del suicidio assistito.
Nessuna delle persone che faceva cotanti discorsi si sognava di essere autoironica e pensare "ohpoffare, vedi che sta brava donna di Seavessi mi guarda col salvaschermo dei pesciolini negli occhi, e sta meditando di fare una confcall coi colleghi indiani solo per andarsene da qui".
Ah ma le mamme no. Le mamme se parlano di problemi da mamme rompono.
Seavessi non ci sta.
Le mamme rompono né più né meno degli altri.
E se una poveraccia, che magari non dorme decentemente da mesi, ha appena cambiato l'alimentazione del pupo ed è in ansia per la cacca, non deve per forza sentirsi un'idiota menomata se ne parla.
Seavessi vuole un cacca-pride day, perché ci sta ricascando contutte le scarpe (visto l'argomento), perché la Seavessi-famiglia e dintorni, in particolare i dintorni che solitamente facevano da sfogo a Seavessi, purtroppo in questo momento hanno i loro bei cazzi e mazzi altre priorità da gestire. E Seavessi, come facciamo in tante, sorride e dice che va tutto bene, e poi nient'altro perché deve tornare dalla pupa che urla.
Perché si sa, gli argomenti da mamme sono noiosi per il resto del mondo.
PS Revoluciòn in realtà è una brava bimba, solo si sveglia ogni tre ore. Che andrebbe anche bene, non fosse che Seavessi non riesce a riaddormentarsi e sta lì con gli occhioni sgranati a rimuginare. Poi di giorno muore di sonno e si riempie di caffè, per cui di notte non riesce a dormire ecc. Qualcuna ha un'idea di un rimedio (pillola, droga, voodoo) che permetta a Seavessi di dormire decentemente la notte senza essere totalmente rincretinita di giorno (o, a scelta, di essere sveglia di giorno senza poi rimuginare la notte)?
PS2 per completezza, ho ritrovato la mail in questione e ve la copio. Ovviamente il problema non è solo la cacca :-)
10 passi falsi in società da evitare più dei pidocchi
Ovvero: tutto quello che pensavate di poter dire, fare (o baciare) in quanto madri, il più delle volte, spiace: non si fa!
1) Non si parla di cacca in pubblico. Mai. Neanche se «è bellissima». Perché la cacca non è mai bellissima, innanzitutto. E poi puzza. Sempre. A voi sembra di no, ma sono gli ormoni. Cioè: sostanze prodotte in natura col dichiarato scopo di consentire a una donna normale di occuparsi di una bestiolina isterica abbastanza a lungo da garantire la sopravvivenza di entrambe.
2) Non si parla al plurale. Voi non avete «fatto proprio un bel ruttino», voglio sperare. Voi non avete «mangiato tutta la pappona, gnam». Ma soprattutto: voi non avete (e non avrete mai, mi auguro) «il culetto tutto rosso», «le colichette», «i dentini che inossano». (Figuriamoci «fatto tanta cacca» - bellissima o no).
3) Non si abusa - almeno professionalmente - del «sailabambina» (ovvero della giustificazione definitiva: Hai consegnato la relazione? «No, sailabambina: è stata male»; Ne parliamo domani in riunione? «No, sailabambina: ha la recita di Natale»). Se la bambina è veramente cagionevole, o molto mondana, inventatevi un cane. E un veterinario sempre in ritardo.
4) Non ci si offende mortalmente se l'invito a quel matrimonio non è stato esteso ai bambini. Ai matrimoni comanda la sposa, e una sarà pure in diritto di organizzare un ricevimento formale di sera - o una sessione di bungee jumping nuziale - senza doversi preoccupare dell'animazione under 3. Certo: il vostro matrimonio era di giorno, col menu bimbo e due pagliacci prezzolati. Ma voi avevate un figlio, appunto.
5) A proposito di ricorrenze: Non si usano le foto di un neonato vestito da Babbo Natale (scattate a luglio, peraltro, per venire incontro alle tempistiche di stampa) per augurare urbi et orbi «Buone Feste». È consentita una tiratura limitata per nonni e zie, previa promessa di far sparire ogni prova entro il tredicesimo compleanno dell'accaldato mini-modello.
6) Non si fa salire su un treno - o peggio: un aereo - il minore senza aver provveduto a organizzare forme varie di intrattenimento (quieto) per una durata almeno doppia - ma meglio tripla - del tempo di percorrenza. Nel malaugurato caso in cui neanche tutta la gadgeteria ufficiale Disney dovesse bastare a placare l'improvvida crisi di nervi, non si risponde scocciate ai compagni di viaggio esasperati. «È solo un bambino» non è certo un motivo sufficiente a perforare i timpani di 200 disgraziati intrappolati 13000 metri sopra il livello del mare.
7) Non si assume che qualunque superficie piana, ovunque disposta, possa efficacemente essere adibita a fasciatoio (a meno che tale superficie non si trovi a casa di vostra madre, nel qual caso: sentitevi libere). Il fatto che siate state invitate a portare il piccoletto con voi vuol dire che i vostri amici (beati loro) vi considerano ancora dotate di qualche traccia di senno, non che hanno deciso di immolare il divano di pelle nuovo alla causa della «cacca bellissima».
Non si fermano donne incinte per strada, non si attacca bottone in fila al supermercato con la scusa della pancia, non si elargiscono consigli non richiesti per la rapida cicatrizzazione dell'episiotomia sotto il casco del parrucchiere. Il fatto che vi accumuni un'esperienza importante come la gravidanza non vi rende tutte parte di un club di confidenze intime. Come dice una mia amica saggia: partoriscono pure i gatti.
9) Non si dà per scontato che la propria configurazione familiare sia quella standard. Pertanto, non si dice «prima chiediamolo alla tua mamma» al bimbo che vuole un altro dolcetto al buffet di compleanno. Non si rassicura la piccola caduta di bicicletta con «adesso andiamo dal tuo papà». E mai - mai, mai, mai - ci si lascia scappare qualsivoglia commento su qualsivoglia somiglianza tra qualsivoglia adulto e un bambino del quale non si conosca l'albero genealogico con assoluta - assoluta - certezza .
10) Non si pensa di essere - al mondo in splendida solitudine - perfettamente in grado di fare tutto: che ci vuole. Se avete una tata affidabile, nonni scattanti, una splendida carriera, bambini geniali oltre che educatissimi, un marito devoto e neanche una smagliatura, non è che siete più brave delle altre. O siete Angelina Jolie, o siete solo più brave a raccontarvela.