mercoledì 9 novembre 2011

Tutto bene


Questa mattina Seavessi ha perso tempo e equilibrio mentale cercando di fare i documenti per la maternità obbligatoria; alla fine di cotanto percorso non era riuscita a presentare la domanda (ritenta domani e si spera che sia più fortunata) ma aveva aggiunto alla sua collezione svariati campioni di umanità di cui avrebbe fatto volentieri a meno, fra cui l'Impiegata Telefonante al Cellulare e l'Impiegato Informatore che parla esclusivamente burocratese.

Fa niente va.

Seavessi mentre faceva la coda non riusciva a togliersi dalla mente una frase di un post di Lizzie, post ricco di pensieri, impressioni, sfumature come lo sono sempre i post della Nostra; a Seavessi però era rimasta in mente una frase secondaria, buttata lì quasi per caso a margine del discorso principale.

Lizzie (Liz correggimi se sbaglio, e spero non ti dispiaccia se faccio questgi pensieri partendo da un tuo ragionamento) spiegava il suo timore di non essere compresa dalla famiglia se per un'eventuale secondo figlio avesse deciso di rivolgersi a una struttura diversa, visto che in fondo "era andato tutto bene".

Per Seavessi questo argomento è caldo ultimamente, così l'espressione "è andato tutto bene" le è rimasta impressa; anche a Seavessi è stata detta ripetuta e ribadita quei sei o sette milioni di volte.

Quindi per una volta mettiamoci qui e esplodiamo l'argomento.

E' andato tutto bene = sei tornata a casa tua ragionevolmente sana con un bambino ragionevolmente sano sul seggiolino della macchina.

Questo è già moltissimo, lo sappiamo bene. Questo è la base, il fondamentale, la radice del "tutto bene".

Però nell'ospedale della Piccola Città (e probabilmente non solo) il concetto viene ampliato: tutto bene = il parto (e il puerperio)è un'esperienza intensa e importante di cui mamma e bambino sono protagonisti, e che va mantenuta il più possibile aderente a criteri di non invasività.

Per questa e altre ottime ragioni nel corso preparto alla futura mamma viene rifilato un elenco di libri da leggere che le ricorda le vacanze dopo la quarta ginnasio, Ina May e mica Ina May come se piovesse.

Fin  qui ok. E' bene che la futura mamma abbia un atteggiamento positivo e sappia, detto con un termine di cui scuserete l'estrema tecnicità, che ce la può farcela, ci riesce qualunque fesso di mammifero.

E in effetti, se davvero le cose vanno così, l'Ospedale della Piccola Città è fantastico, puoi partorire in acqua, attaccata a una specie di liana, a testa in giù, ascoltando i Doors,  come più ti aggrada. 

Il problema è che se il tuo parto è qualcosa del genere, potresti pure essere a casa tua spaparanzata sul divano e problemi non ne avresti comunque. L'assistenza ospedaliera diventa importante quando le cose non vanno proprio come devono. Fin qui vi sembra un ragionamento condivisibile?

E l'assistenza migliore dovrebbe essere quella che si adatta alla donna e al bambino, non il contrario. Non siamo tutte uguali. Qualcuna non sopporta di lasciare il bambino neanche mezzo secondo, qualcun'altra magari dopo un cesareo o un travaglio difficile vorrebbe solo dormire qualche ora per poi fare mente locale, qualcuna trova conforto nell'essere circondata di parenti dalle 8 di mattina alla 8 di sera, mentre la sua compagna di stanza tira accidenti perchè vorrebbe riposare e ha la stanza piena di parenti neanche suoi.

Spingere per il parto naturale, avere il rooming in globale e totale, libertà di visita da parte di chiunque ad ogni ora del giorno, va benissimo. Ma non dovrebbe essere imposto, altrimenti diventa come qualunque altra imposizione una forzatura.  Qualunque fetecchia di libro sull'allattamento al seno spiega che è qualcosa che la mamma deve affrontare con serenità e fiducia, certo non sentendosi inadeguata fin dalla prima mezz'ora perchè non apprezza di trovarsi dieci parenti in camera che la fissano come un pesce rosso nella boccia, mentre l'ostetrica le ripete che per la salute del bambino è fantastico avere subito il contatto con la famiglia.

Ma pure con la prozia nonagenaria e bronchitica della vicina di letto?

Seavessi ha scelto di trasmigrare nell'ospedale della Provincia Limitrofa, peer una ragione di una banalità allucinante: qualcuno, lì, le ha detto _stai tranquilla, possiamo decidere tutto insieme.

10 commenti:

the pellons ha detto...

E non è poco per niente!

Anonimo ha detto...

Oh bene quindi è deciso?


Gi

Anonimo ha detto...

Condivido ogni tua parola!
Per il mio secondo parto sto sperando di dover fare un cesareo programmato per comunicare ai parenti la data sbagliata ed essere sicura di non trovarmeli tra i piedi almeno per le prime 24 ore...
S.

Anonimo ha detto...

Hai un mp su fb. :-)


Gi

E va bene così... ha detto...

e scusa se è poco!! io avevo un cesareo programmato: la notte prima del ricovero non ho dormito x l'agitazione, mi ricovero la mattina, penso di dormire attendendo tranquilla l'operazione del giorno dopo e invece mia figlia (podalica) decide di nascere la sera stessa. Risultato: cesareo d'urgenza e due notti insonni. A quel punto chiedo se PER FAVORE posso lasciare mia figlia al nido perchè dopo due notti insonni, un taglio in pancia e un giorno intero da mamma non credevo di potercela fare, avevo solo bisogno di dormire. Sono stata trattata malissimo, mi è stato chiesto di FIRMARE l'autorizzazione per darle il latte artificiale e la mattina dopo mia figlia mi è stata riconsegnata con le parole "ha pianto tutta notte, è una peperina questa bambina". Ma, siccome finalmente avevo dormito, me ne sono un po' fregata.
Ecco, ora sto meglio. Fai benissimo!!!!!!
LOL giuppy

Unknown ha detto...

Oh mai il trucco c'è!
L'ho usato io alla seconda gravidanza.
Ti accordi prima con la caposala, chiedendo di sbattere fuori tutti i parenti non appena superano le N entità (2 per me, io ho poca pazienza)...

LadeaKalì ha detto...

Ti avevo commentato ieri sera, ma "sono scomparsa"...qualcuno congiura contro di me :DDD ...comunque volevo solo dirti che sono d'accordo fino all'ultima virgola, il parto è un'esperienza talmente delicata e personale che è necessario che si svolga in un contesto in cui la madre si senta a suo agio. Al nonno, alla zia e alla cugina della zia e alle loro idee ci si penserà una volta tornati a casa (anzi, neanche allora, sarebbe meglio restassero fuori dalle palle onde evitare rotture...)

misspandorabis ha detto...

già per il fatto che ti han detto cosi hai fatto bene a cambiare struttura.
Per quanto rioguarda i parenti e la loro presenza ...io sono in piena crisi e a due settimane dal parto non è proprio una bella cosa

WonderP ha detto...

Grande Seavessi! ottima scelta!

Anonimo ha detto...

in caso di secondo pupattolame medito di fare questo:
1) partecipare comunque al corso pre-parto onde sputt**are la capo ostetrica tettalebana e questo-è-il-mio-reparto-si-fa-come-dico-io (e magari seminare anche un po' il panico tra le future mamme, e vedere l'effetto che fa, hihihi)
2) ripetere la sanissima abitudine di diffondere tra il parentado tutto la notizia che c'è un virus tremendo che circola e che l'ospedale non gradisce visite esterne se non strettamente necessarie, tipo solo tua madre che ti porta l'acqua
3) simulare attacchi d'ansia e principi di svenimento all'entrata di più di 2 parenti della vicina di letto, e far intervenire le ostetriche e le guardie svizzere (che poi, simulare neanche più di tanto...)
4) tatuarmi il numero di cellulare dell'anestesista sul braccio, che manca poco non riesco a chiamarlo e quello non viene, sia mai.

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